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Perché il software usato fa bene all’innovazione digitale delle PMI

5. Novembre 2019

Lo spiega Andrea Migoni, Responsabile per il mercato italiano di Vendosoft.

A partire dal prossimo 3 dicembre, le piccole e medie imprese italiane avranno una possibilità in più per intraprendere la strada dell’innovazione digitale. Sarà infatti possibile fare domanda per ricevere l’ormai famoso Voucher Innovation Manager, il contributo a fondo perduto introdotto dalla Manovra 2019 per l’acquisto di prestazioni consulenziali finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica delle imprese.

Il Voucher è finalizzato a sostenere fino al 50% del costo dell’Innovation Manager, una figura manageriale in grado di implementare le tecnologie abilitanti previste dal Piano Impresa 4.0 e di ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, ma potrà raggiungere solo un massimo di 40mila.

Un numero relativamente limitato: secondo il Rapporto Cerved 2018, infatti, le PMI sono più di 148 mila, occupano oltre 4 milioni di addetti, producono un giro d’affari di 886 miliardi di euro e generano un valore aggiunto di 212 miliardi di euro (pari al 12,6% del Pil). Numeri impressionanti che parlano di tenacia, di genio italiano e di capacità imprenditoriale, ma ai quali spesso non sempre corrisponde un elevato livello di innovazione tecnologica, né una adeguata capacità di investimento. Due fattori, innovazione tecnologica e scarsi investimenti, che spesso impediscono alle PMI di fare il salto di qualità che potrebbe anche facilitare un’eventuale espansione sui mercati internazionali.

Il mercato digitale italiano

La situazione delle piccole e medie imprese italiane è stata ben monitorata e rappresentata dal Rapporto Assinform-Anitec, realizzato in collaborazione con NetConsulting cube, i cui dati forniscono un quadro chiaro del mercato digitale italiano. Ebbene, lo scorso anno, sottolineano gli analisti, questo mercato è cresciuto del 2,5% (70.474 milioni di euro) ed è destinato a confermare una crescita analoga per il 2019, superando i 72 milioni di euro. I dati Assinform-Anitec, però, evidenziano un sistema Paese a due velocità, con il fiorire di startup e di imprese e amministrazioni ben posizionate sul fronte dell’innovazione digitale e troppe entità, soprattutto di minori dimensioni, ancora ai margini di un ammodernamento necessario per continuare a creare valore e occupazione.

Secondo gli stessi dati, quindi, sul fronte dell’innovazione diffusa, resta molto da fare. Il 2018 vede le piccole e medie imprese (1-49 addetti) esprimere solo il 22,6% degli investimenti ICT. Inoltre, i tassi di crescita degli investimenti 2018 sono del 4,3% per le grandi, del 3,8% per le medie e del 2,2% per le piccole. Dati in linea con i precedenti anche quelli presentati lo scorso maggio dalla School of Management del Politecnico di Milano in occasione della pubblicazione del quinto Osservatorio Industria 4.0; secondo quanto emerso dall’ultima ricerca, infatti, una delle principali difficoltà delle PMI riguarderebbe proprio la capacità di prendere decisioni, seguita da quella di impiegare le tecnologie digitali nell’esecuzione e gestione dei processi.

Cultura e investimenti adeguati

Per le PMI che vogliono crescere e vincere le sfide dei mercati, diventa quindi fondamentale reperire nuovi fondi da investire, risparmiando negli acquisti e liberando capitali immobilizzati. Uno dei modi più rapidi per farlo è quello di vendere software inutilizzato – soprattutto in caso di sovrastime, cambio di sistemi informatici, migrazione al cloud o ristrutturazioni aziendali- e di acquistare applicativi usati. Il software usato, infatti, non solo è legale ed affidabile come quello nuovo, ma è anche economicamente molto vantaggioso.

Per rispondere alle esigenze delle PMI italiane Vendosoft – multinazionale tedesca specializzata nella compravendita di licenze software Microsoft e Adobe, nuove e usate, attiva anche in Italia – ha studiato un’offerta ad hoc che prevede, sul proprio listino di licenze di seconda mano, uno sconto di circa il 20% su Microsoft Office Standard 2019 e Microsoft Exchange Server 2019 per singola licenza utente.

Per fornire un ordine di grandezza dei risparmi che le aziende possono ottenere grazie al software di seconda mano, acquistando Office 2019 con contratto multilicenza usato si spende il 41% in meno rispetto al nuovo.

Una percentuale che sale al 63% acquistando la versione Office 2016, al 76% con Office 2013 e al 90% con Office 2010. Circa il 55% dei clienti di Vendosoft in Italia sono piccole imprese (10-50 dipendenti), che iniziano solitamente con l’acquisto di un numero limitato di licenze per testare l’implementazione e successivamente estendono il contratto ampliandolo. In molti casi il software usato consente inoltre alle PMI di acquistare versioni non più disponibili sul mercato, talvolta indispensabili. Il risparmio ottenuto contribuisce a liberare risorse che possono essere investite in nuovi investimenti a supporto dell’innovazione digitale.

Cosa frena l’acquisto di licenze di seconda mano

Qualche resistenza tuttavia frena l’adozione delle licenze di seconda mano, uno dei timori è ad esempio la sicurezza. Considerando però che il ciclo di vita di un programma con “supporto esteso” è normalmente di dieci anni a partire dalla data del rilascio gli utenti, anche coloro che hanno acquistato il software usato possono quindi contare comunque su dieci anni di aggiornamenti e patch di sicurezza. Ciò significa che il supporto per una licenza Microsoft Office 2016, ad esempio, nel caso dell’acquisto di seconda mano rimane valido fino al 2025.

Aziende come Vendosoft si occupano anche della valutazione e dell’acquisto di software dalle aziende utenti, software che, se non utilizzato, non è solo un mancato guadagno, ma anche e soprattutto un costo. Vendosoft osserva integralmente le linee guida per il commercio di software usato stabilite dalla Corte di giustizia europea avvalendosi di professionisti esperti nel licensing certificati da Microsoft e da Adobe – che forniscono anche consulenza di auditing sullo stato delle licenze – e appoggiandosi a revisori contabili che controllano la legittimità degli acquisti e delle vendite. Tutto viene fatto nella piena conformità alle normative in modo tale che il cliente non si trovi mai in una situazione a rischio di irregolarità.


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